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La storia di Henok

Quando l’Europa riesce a scoprirsi unitaria e solidale. Quella di Henok è una storia di migrazione, una storia di sofferenza ma anche di tanto coraggio.

Quella di Henok è una storia di migrazione, una storia di sofferenza ma anche di tanto coraggio, una storia di buona accoglienza, una storia di collaborazione interistituzionale, una storia di ricongiungimento familiare.

Partiamo dalla fine. Un abbraccio e poi le lacrime che si sciolgono in un sorriso che riempie il cuore tra un fratello, Henok, un ragazzo diciassettenne arrivato da solo in Italia lo scorso luglio con una delle tante carrette del mare, e una sorella, Bana, residente da quattro anni in Svezia, dove le è stato riconosciuto lo status di rifugiata.

Henok, appena compiuti i 16 anni, nel settembre del 2016 lascia il suo villaggio nel sud dell’Eritrea per affidarsi ai trafficanti di uomini, con i quali attraversa il confine con l’Etiopia e poi il Sudan per giungere a fine aprile del 2017 in Libia, dove viene rapito da una milizia e imprigionato. Dopo oltre un mese, solo dietro un riscatto di quattromila euro pagato dalla sua famiglia, riesce a imbarcarsi su un gommone alla volta dell’Italia. Giunto a fine giugno in Sicilia, all’hotspot di Pozzallo, viene trasferito dal Ministero dell’Interno a Ogliastro Cilento, dove è accolto presso la nostra Comunità “Ogliastro Accoglie” dedicata ai minori stranieri non accompagnati.

Appena giunto, Henok condivide la proprie paure con gli educatori della Comunità: la più grande, quella di essere arruolato dall’esercito del regime militare del dittatore Afewerki – in Eritrea c'è il servizio militare obbligatorio per tutti gli uomini dai 17 anni in su, a tempo indeterminato – e di morire in una delle tante rappresaglie che dilaniano il proprio Paese.
Racconta poi della sua famiglia, povera ma con tanta dignità, formata da papà militare, mamma casalinga, due figli maschi e sei sorelle. Vivono tutti in Eritrea tranne Bana, la sorella maggiore, che abita a Stoccolma e con la quale esprime sin da subito il desiderio di ricongiungersi.

Da qui, con il supporto del mediatore eritreo e il consulente legale, abbiamo attivato, attraverso la Questura di Salerno, la procedura di ricongiungimento familiare prevista dal Regolamento Dublino III (se il richiedente è un minore non accompagnato, è competente del ricongiungimento lo Stato membro nel quale si trova legalmente un familiare o un fratello del minore non accompagnato, purché ciò sia nell’interesse superiore del minore). L’Unità Dublino svedese, ricevuto la richiesta inoltrata dall’Italia e attivate le verifiche inerenti alla sorella del minore, a dicembre ha accettato formalmente la presa in carico dello stesso ai fini del ricongiungimento con la sorella. L’Unita Dublino presso il Ministero dell’Interno ha quindi comunicato alla Questura di Salerno l’esito positivo disponendo al tutore, nella persona del Sindaco di Ogliastro, il ricongiungimento di Henok.

Oggi, a poco più di tre mesi dalla richiesta, grazie al lavoro congiunto di tutte le istituzioni coinvolte, alla sensibilità del Sindaco di Ogliastro Michele Apolito, alla caparbietà del nostro avvocato Amarilda Lici e al coordinamento di Antonella Pantaleo, responsabile della Comunità di accoglienza, Henok e Bana potranno guardare al loro futuro con nuovi occhi di speranza.

L’Europa ha lasciato il suo volto matrigno, riscoprendosi unitaria e solidale.

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